CHE COSA SEI


Dal libro Trucioli di Mondo

“Che cosa sei” è un palco che si apre sul mondo e un mondo che si apre sul palco. È un testo che ho scritto nel settembre 2012, di ritorno da Budapest, città nella quale ho vissuto l’indimenticabile esperienza, professionale e non solo, di Genfest Let’s Bridge! Come spesso accade per quei momenti che prendono la totalità delle energie, solo dopo alcuni giorni è possibile ripresentarsi davanti ai ricordi. “Che cosa sei” è un tuffo dietro le quinte dello spettacolo, ma anche e direi soprattutto, dietro le quinte di un giovane. Un foglio che si racconta in prima persona e che potrebbe raccontare ognuno di voi, poco prima di un momento importante.

A chi vive per costruire ponti nel mondo

Il villaggio attori di Budapest è in piedi da pochi minuti. Io, dalle prime luci dell’alba, guardo il soffitto della stanza 308. Metto una frase dietro l’altra fino a rasentare la perfezione. In bagno. Sotto la doccia. In sogno. Non importa dove. La preparazione del bagaglio è già parte del viaggio. Anche oggi devo fare tutta la mia parte. Accidenti! Sono solo le 7! Quando si parte? Mi asciugo i capelli. Ci passo dentro una mano. Sono umidi. Freschi. Lo specchio si allarga e si restringe. Dentro vi è una forma di vita nuova che oscilla tra il vecchio e il nuovo millennio. Un volto grande e piccino. Il bimbo e l’uomo. C’è bisogno di entrambi per salire su un palco: Dove fantasia. Dove incoscienza. Dove apertura all’applicazione. Il letto della stanza 308 è un macello. In compenso il colletto della camicia può andar bene così. Ci siamo. “Queste sono le tue convocazioni. Mi raccomando, puntualità!”
9,15. Camerino 7. Sgabello 3: capelli.
9,30. Camerino 8. Poltrona specchio: occhi-labbra. Poltrona muro: fondo tinta.
9,50. Camerino Style. Costumi.
“Accorcia un po’ qui. Ecco. così. Qua ci siamo. Sfoltisci dietro che alla tele si nota troppo…”
“Me li tagliate tanto?”
“Povero pulcino… Ti ci mandiamo bene lassù! Jimmy piastra il ciuffo del ragazzo per favore!”
“Ok. Passamelo di qua…Che razza di ciuffo è questo? Te lo stiro io…”
“Silvia… scendimi la bella. È arrivato!”
“Eccoti qua finalmente! Ciao, Io sono Silvia.”
“Piacere Silvia. Che hai in mente di fare?”
“..mai ritoccato prima d’ora?”
“No Silvina, mai.” “Ok. Mettiti comodo… Occhi e ciglia… passabili. Le labbra te le aggiusto io.”
“Che hanno di male le mie labbra?”
“Chiudi gentilmente la bocca. Non preoccuparti. Ti do un po’ di rosso… Ecco. Madda! È tuo..!”
“Mettiti qui. Schiena al muro. In piedi. Seduto. Guardami… Non sei il mio tipo, tranquillo. Uno spolvero di fondo e sei inscenabile.”
Percorro il corridoio a ritroso. Entro nel mio camerino. Appoggio la borsa. Respiro. Silenzio. Specchio:
Che cosa vedi? Una figura.
Come ti senti? Stanco.
Che cosa sei? Un ragazzo di campagna.
Ok. Ricominciamo.
Che cosa sei? Un ponte nel mondo.
Come ti senti? Emozionato.
Che cosa vedi? Due occhi e una strada.
Già meglio.
Per il corridoio un gran via vai. Cantanti. Fotografi. Ballerine. Qualcuno sorride. Qualcuno si concentra.
“Ti aspettavamo 10 minuti fa’! Sei in ritardo!”
“Scusate avete ragione ma…”
“Dai dai lascia perdere. Sei sempre il solito! Ho già stirato le tue cose! Vestiti! Presto! Ti aspettano dietro al palco!”
Calzino. Camicia. Pantalone. Gilè. Scarpa. Il corridoio che pochi minuti fa era un salotto, è incredibilmente vuoto. Corsa fino all’ingresso. Un uomo in nero mi ferma:
“…Your pass please.”
Oh cavolo! Il pass backstage! Corsa al camerino. Frugo nella borsa. Non lo trovo. Non lo trovo! Evvai. È qui. Forest Gump fino all’omone. Sorride. Entro…
La coreografia è sul palco. I giovani sono migliaia. 4’12” al mio ingresso. Giro il tendone nero e sono dietro.
“Eccoti! Una domandina al volo.” La telecamera si accende all’istante.
“Mancano pochi attimi all’inizio, e ci troviamo dietro al palco, in compagnia di Daniel, uno dei tre presentatori. Allora come ti senti ragazzo? C’è qualcosa che vorresti dire ai giovani che ci stanno seguendo da casa?”
“…Che siamo compagni di viaggio e che oggi ci divertiremo un mondo! Un abbraccio! Ciao!”
Voce alta nelle cuffie di palco: “Entrata presentatori un minuto e trenta!”
Dallo schermo dietro le quinte vedo la folla. Giovani di cinque continenti, trenta lingue, anime diverse unite da un solo viaggio, la vita. Una scarica di gioia attraversa in lungo e in largo il corpo. Il mondo intero è di questi ragazzi.
“Sulle scalette i presentatori! Venti secondi all’entrata!”
Sei occhi. Un abbraccio a tre. Chris e Andi, i miei primi compagni di viaggio.
“Dieci. Nove. Otto…”
Chris ci guarda: “Guys… don’t be scared… Look at the stars, look how they shine for you…”
“Tre. Due. Uno. Entrata! Dentro i presentatori!”
Pattiniamo rapidamente sul palco… Buchiamo al centro la coreografia… E davanti… davanti… il mondo unito.


2 risposte a "CHE COSA SEI"

  1. Uno dei miei preferiti. Allarga e restringe l’orizzonte di come si possono leggere ed interpretare le nostre azioni. Io-persona come ponte per il Noi. Obiettivo un Mondo migliore e più vivibile per tutti, più Unito! Possibile? Impossibile? Dipende da come “leggiamo” ed “interpretiamo” la nostra vita. Quel guardarci allo specchio e vedere “due occhi ed una strada” fanno la differenza…. 😉

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