Tutto buio nella cella numero 6 del braccio ospiti dell’Eremo di Camaldoli.
Niente La Verna ancora. Andre voleva passare da quest’Eremo prima di cominciare ufficialmente la Via di Francesco.
Così non solo stiamo allungando il percorso di circa 70 km ma non abbiamo nemmeno potuto guardare Italia-Belgio, non posso pubblicare questo pezzo in tempo reale per totale assenza di rete e mi è semplicemente saltato il piano tappe e provviste. Adesso boh, andranno ricompresi strada, tempo e forze. No ma dai, fortuna che la tappa di oggi è stata tranquilla! 18 km di salita sotto pioggia battente con goccioloni freddi e asfalto ruscellante all’ingiù. Rischio stiramento gemelli immediato e broncopolmonite fulminante.
Al km 14 ho scoperto che il buon Francesco, birbantello di prima categoria, mi aveva nascosto nelle scarpe una pozza del diametro del Trasimeno. Piedini ciaffeggianti su pedali scivolosi. Tutto molto piacevole.
Nonostante lo svenimento sfiorato dopo il tragitto senza soste e il pranzo di giornata con due fettine di pane appena, siamo arrivati più o meno salvi e poco sani all’Eremo, 1100 m s.l.m circa.
Ma questa è solo cronaca, lasciate che vi racconti la cosa più bella: la biblioteca dell’Eremo. Un frate barbuto (dal nome affascinante che non ricordo) ci ha invitati nel dopo cena assieme al suo giovane allievo filosofo Andrea (anche lui!) a dare un’occhiata a qualche libro. Entriamo in una sala in legno e pietra a pochi metri dalla camera numero 6. Capiamo subito, varcando la soglia, che sarà un luogo indimenticabile. Scaffali di libri, libretti e libroni che vanno dall’anno 900 al 1831. Un panorama mozzafiato di prime edizioni, carte geografiche disegnate a mano da medievali ingobbiti, manuali segreti di autori che hanno rivoluzionato il pensiero delle epoche del mondo.
Chiediamo al frate che ci racconti qualcosa, che ci illustri qualche libro da lui amato o apprezzato. Tra lettere dei papi del secolo X e fogli da ristrutturare, si avvicina allo scaffale di letteratura, si blocca un istante e dice: “Ah, ecco! Qui ci sono alcune prime edizioni autografate dagli autori!” Prende la scala e sale sulla corsia di cima. “Tieni qui! È Leopardi!” Ci avvicina il libro e lo prendo in mano. Lo apriamo emozionati.
Andre mi guarda, mi capisce e mi dice “…Leggi tu.”
Così, invece che essere davanti alla TV a tifare Azzurri, mi trovo qui, con in mano un autentico Leopardi. Comincio immediatamente a muovere gli occhi sulle prime parole della prima pagina. Chissà da quanto non venivano percorse?!
A voce alta lascio che sbattano soavemente per le pareti antiche, sui ritratti e gli arrugginiti sigilli papali, le edizioni integrali di Platone e i libri semi sbriciolati di Rosmini; che passino pure lungo la barba crespa del frate e sui capelloni branduardiani dell’allievo! Insomma comincio. Le riporto così come sono:
AMICI MIEI CARI
Firenze, 15 dicembre 1830.
Sia dedicato a voi questo libro, dove io cercava, come si cerca spesso colla poesia, di consacrare il mio dolore, e col quale al presente (né posso già dirlo senza lacrime) prendo comiato dalle lettere e dagli studi. […]
Ben sapete che queste medesime carte io non ho potuto leggere, e per emendarle m’è convenuto servirmi degli occhi e della mano d’altri. Non mi so più dolere, miei cari amici; e la coscienza che ho della grandezza della mia infelicità, non comporta l’uso delle querele. Ho perduto tutto: sono un tronco che sente e pena. Se non che in questo tempo ho acquistato voi: e la compagnia vostra, che m’è in luogo degli studi, e in luogo di ogni diletto e ogni speranza, quasi compenserebbe i miei mali, se per la stessa infermità mi fosse lecito di goderla quant’io vorrei, e s’io non conoscessi che la mia fortuna assai tosto mi priverà di questa ancora, costringendomi a consumar gli anni che mi avanzano, abbandonato da ogni conforto della civiltà, in un luogo dove assai meglio abitano i sepolti che i vivi. L’amor vostro mi rimarrà tuttavia, e mi durerà forse ancor dopo che il mio corpo, che già non vive più, sarà fatto cenere. Addio.
IL VOSTRO LEOPARDI.
L’emozione vera non suona, fa silenzio. Non vorrò dunque mettermi qui adesso a dire ciò che penso di quanto letto. È tutto vostro AMICI MIEI CARI.
Quasi per magia, intellettualmente infossilizzati dalla bellezza e non completamente coscienti dell’accaduto, ci stringiamo la mano destra con il frate e l’altro Andrea. Continuando a darci del lei ci salutiamo tutti e quattro e ci ritiriamo silenziosamente oltre la vetrata, verso la cella 6 del braccio ospiti dell’Eremo di Camaldoli.
Caro Andrea, grazie per questa tua avventura “condivisa”. La fatica, lo sforzo…la rinunzia posso solo immaginare cosa significhi per te non vedere Italia-Belgio ma…pensa il destino curioso l’ho vista interamente io dopo tanti annii! … questa pagina di leopardi fa davvero vibrare l’anima…penso che, amici cari, avete riempito un po’ la sua solitudine….
Grazie un abbraccio e auguri per domani
Lu
"Mi piace""Mi piace"
La vita è veramente uno spettacolo Lu!
Dentro e fuori dalle biblioteche, dentro e fuori dai campi di calcio!
Questa avventura ce la ricorderemo per molto tempo 😉
"Mi piace""Mi piace"