COCHABAMBA


Un giorno passeggiavo per il mercatino di Cancha, quand’ecco d’un tratto mi si avvicinò un uomo con un bambino in braccio. Era indigeno. Non disse nulla. Mi diede una busta. Fece un sorriso, credo, e se ne andò.
Rimasi perplesso e immobile per circa 20 secondi, e mentre mi dicevo che non esisteva alcuna buona ragione per aprirla, mi accorsi di averlo già fatto.

L’unica cosa, che nella povertà continua ad appartenermi, la dono. Oggi a lei, viandante d’altra sabbia, o sconosciuto conterraneo.
Le chiedo di perdonare la mia fragilità, ma non potrei vivere senza il dono.
Ogni giorno serve ch’io tenda una scaglia della mia anima ad una faccia nuova che passa di qua, per le bancarelle di Cancha.
Sia paziente. Mi perdoni se in lei oggi, ho trovato il volto buono che cercavo.
Incontrarsi per caso, è disegno.
L’anima fiorente nel dolore, è disegno.
L’atto che nasce per opera del cuore, è disegno.
Le case nell’antica pianura di Chacos sono accoglienti e antiche.
Nonostante il nuovo millennio, profumi indiani si alzano ancora dai tetti. Nel passeggiarvi si fiuta una riscoperta, un assaggio di tradizioni antiche che sono sconosciute a molti residenti del mondo.
Il clima dei 2558 metri si avvicina molto a quello delle Alpi, tuttavia anche nelle alture vi è una diversità di cielo e odori.
I ghiacciai della cordigliera non abbandonano mai il mantello bianco, farne a meno è impossibile, anche quando da ovest scende la sera e le stelle iniziano la loro lontana, generosa e secolare opera di luce e calore.
Nella zona di Ceja e dello Yungas dicono si avverta la voce del tramonto, poiché solo in quell’atto finale la freddezza oceanica sorprende il vento temperato.
A Sud-Est il cielo piange di rado. La natura ne approfitta per far crescere calde foreste di cactus.
Il Cristo della Concordia, lassù sul monte, è protezione e umiltà.
Dai piedi bianchi della statua, l’emozione ghermisce il cuore.
Dio non è un’idea. Dio non è una scienza. Dio non è soltanto una buona notizia.
Qua, dagli occhi dei visitatori, ogni giorno leggo che Dio è panoramica bellezza.
Le panchine di Cala Cala sono spesso ritrovo dei Negriti di Bolivia, pennuti inconfondibilmente neri con specchi alari e sottocoda giallo vivo.
Sui marciapiedi di La Recoleta, le foglie degli alberi si fermano sotto le scarpette dei bambini che vanno a scuola.
Fra tre giorni è la festa della Virgen del Rosario.

Oh gentil cuore,
come ben nota,
codesta sulla quale marcia
e sulla quale sogna,
è terra semplice.
Ciò nondimeno,
tra qualche dì,
avverrà del prodigioso al cimitero di Tarata:
tradizioni precoloniali mantennero
sul viaggio dell’anima,
il soffio intatto.

Gentil viandante,
Non vorrei si scomodasse
per tutti questi luoghi.
Intenzion mia è solo accogliere,
donare una traccia modesta,
tal
c’ogni valigia possa
con sé il peso
portarne oltre il mare.

La piccola rincorsa di lettere che le lascio, è la mia debolezza, il mio compito, l’atto più gratificante della giornata.
Sia paziente, mi perdoni se la sola lingua di mia conoscenza è il castigliano di questa fetta di mondo. Non per questo decisi di far vincer la paura sul dono.
Che questo foglio possa lietamente accompagnarla.

J.M

.

Trucioli

Oggi è lei.
Forma dell’anima.
Una donna riposa.
Suo figlio.
Da queste parti.
Accadrà.
Con i suoi occhi.
In questa terra.


2 risposte a "COCHABAMBA"

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