SORRIDO AL FREDDO E AL FUTURO


Agli amici di baita e delle valli ladine, a chi ama passare l’ultimo giorno dell’anno sulla neve.

Freddo. Ma non è quel freddo.
Non parlo del freddo fastidioso, pungente e antipatico, no. Parlo dei -15 gradi che con stupenda leggerezza penetrano l’animo del montanaro, dell’amante della montagna. Dal basso l’occhio punta in alto. Sovrastante domina il monte. Nessun timore, solo voglia di agguantare il panorama della cima.
Con un passo più lungo abbandono la funivia e termina la salita, prefazione del grande libro che ognuno scrive col cuore sulla vetta.
Una sensazione nuova, in un istante, calca la soglia della mia anima penetrando gli angoli più remoti. Nella tacita natura, solo il vento è capace di parole. Lo spirito si rinnova. Il giorno comincia la sua discesa.
Bello appare al turista il panorama. Divino appare al pensatore il senso di immensità della vetta.
Poggiati gli sci sul levigato legno di una panchina, mi siedo.
L’aroma profumato di un infuso caldo si scioglie nell’aria. Nell’insolito e cortese incontro tra caldo e freddo le labbra provano gaudio, e al solo pensiero del gusto il desiderio della tisana si placa.
Gli occhi contemplano lentamente attorno ogni singola montagna, quelle completamente innevate, all’ombra; e quelle cucite da abeti illuminati.
In una prateria di silenzio odo l’intera creazione in festa per il nuovo anno.
Non posso far altro che afferrare questi attimi e lasciarli invecchiare nel mio cuore.
Con lo sguardo ancora aperto alle cime, a memoria, apro una tasca del grande zaino blu e stappo una birra. Nel sapore della prima sorsata si mescola il corposo malto, all’idea di eternità della roccia. Nel frizzore ritrovato della seconda, le labbra si fanno un tutt’uno con la mente e nel bianco di cime lontane trovano cura ferite antiche. Una smorfia di dolore soffocata chiude il lamento abbottonato del cuore.
Al riaprirsi delle pupille un sorriso impagabile fa scivolare una piccola lacrima nella bottiglia vuota. Con una veloce spinta di racchette scrivo l’ultimo addio all’anno passato e discendendo sulla neve, verso la baita, sorrido al freddo e al futuro.

Trucioli

Secoli
Di.
Un
Tetto.
Fragile.


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