IL CANE DI AFRODITE


Dal libro Trucioli di Mondo

A tutti coloro che sono stati portati a spasso, almeno una volta, da un cane.

“Mi dica allora… quando desidera raggiungermi in pista..?”
“Quando vuoi.”
“Sotto quale pioggia? Bologna, Vienna, Milano?”
“Qualsiasi, un cielo vale l’altro. Anche tutte tre.”

Il mondo è di chi fa amicizia.
Passeggio per città costruite a misura d’uomo. È ancora un’era di scherzi apocalittici, canzoni mediocri e facilità di strane credenze.
Le città sono a misura d’uomo, a far incontrare la gente, però, sono spesso gli animali. Le persone parlerebbero più difficilmente se i loro cani non iniziassero a saltellare e carezzarsi col muso.
Da qui l’epocale confusione di ruoli tra chi porta e chi viene portato a spasso.

Piazza Santo Stefano, nel giorno del Santo, è la miglior pista da ballo che abbia mai notato sotto la pioggia. Cappelli di lana merinos danzano sulle lancette dell’orologio centrale. Sono appena le 11,15. Dallo Spritz dell’angolo escono genitori, bambini e cani.
Un tramezzino per uno prima di chiudere con un valzer attorno alla fontana.
La signorina che mi siede di fronte è silenziosa anche mentre parla: ha una pelle candida, due labbra fini e la maggior parte degli occhi di colore chiaro. Solleva la testa all’indietro per allucentarsi i capelli, un attimo che dura a lungo per chi la mira. Afrodite.
Il calice è vuoto. Si alza. Sparecchia i pensieri di piazza aprendo l’ombrello. La ammiro sfilare fuori dal porticato. Arriva al centro della pista. Si gira.

“Che fai non balli?” domanda sorridendo.
“Dice a me signorina?”
“Certo! Tu! La vita non è aspettare che passi la tempesta. La vita è essere in grado di ballare anche sotto la pioggia.”

Giù in città i cani hanno smesso di fare pipì.
Giù in città le persone hanno smesso di fare amicizia.
Strano come possano nascere alcune amicizie di questo millennio.
Monique è seduta al caminetto della locanda con un calice di prosecco. “La vista da quassù”, mi assicura, “sarebbe meravigliosa se non fosse per la nebbia di dicembre.”
Sull’insegna della locanda si legge:

Mutato nomine de te fabula narratur

Monique sulle luci del tramonto ne racconta il significato e termina con la traduzione:

“…Con diverso nome la storia riguarda te

“A proposito di storia signorina, lei pensa di poter continuare il lavoro che fa per tutta la vita?”
“No. Non credo. Per ora nessuna donna al mondo è mai riuscita a rimanere giovane e bella per tutta la vita.”
“E allora che pensa di fare?”
“…Non so… Penso di avere gli occhi chiari ma non le idee. Che dici andiamo verso?”
“Verso… dove?”
“In città.”
“Ma… fuggiamo forse da qualcosa?”
“In effetti sì. Mi stai aiutando a fuggire dalla mia bellezza. Ed io sto per invitarti a ballare con me sotto la pioggia.”
“Potrei non essere all’altezza ma sto per accettare… mi permetta una cosa però…  ha mai pensato di prendersi un cane?”
“Un cane? Non ho bisogno di un cane. Di un gentiluomo come te, di quello sì.”

Giunsi in questa città europea pensando di completare il romanzo e consegnarlo per la scadenza di gennaio.
Così, evidentemente non fu.
Oggi sono diventato un gentiluomo.
Ho cominciato un nuovo romanzo.
Oggi sono diventato un cane.
E chi lo sa poi se un cane, un gentiluomo o uno scrittore, non siano soltanto le facce di una stessa storia.

.

Trucioli

Come te.
Lentamente.


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