Non so voi, cari amici di parola, ma il mio cuore sta tentando di frequentare il tramonto di questi ultimi di febbraio. A poco importa se viene di nebbia, rosso vino o cielo a pecorelle. Niente che abbia a che fare con un malinconico addio alla giovinezza o con amori finiti male per colpa di una parolaccia. Frequento il tramonto di questa fine di febbraio per raccogliere misure di primavera, spiegamenti di vita, pensieri oltreoceano.
La collina affina le punte dei cipressi che di qui a poco esploderanno il profumo nei viali. Le donzellette del villaggio potranno tornare, come ai tempi del Poeta di Recanati, “in sul calar del sole… con mazzolin di rose e viole.”
Cosa mai vi aspettate, cari amici di parola, dai sabato di marzo?
Chi mai vorrà con voi condividere un’alba o un tramonto?
La costante ricerca di picchi emozionali ci ha fatto perdere il senso del sole, ci ha estraniati dalla qualità del tempo. Febbraio, da qualche decennio, viene fatto scadere nel mese dei costumi, nuova collezione annua di saldi, negozio di 28 vetrine da svuotare tra camerini e carri stra-mascherati.
Parcheggiata dentro me vi è la triste sensazione che l’uomo stia perdendo il senso della storia, della tradizione, delle ricorrenze da celebrare; più ancora che stia perdendo lo spirito dei festeggiamenti, la giocosità amicale, il sorriso della memoria. È parcheggiata dentro me la sensazione che tutto quanto, prima o poi, venga inserito a priori nella logica del consumare. Una sensazione che il polso potrebbe scarabocchiare nelle parole: “…e fa’ ciò che vuoi” rimaste orfane di un “ama” che rendeva gloria e senso al fare e al volere.
La vida es un carnaval.
Amiamolo il carnaval.
Non diventiamolo nonluogo
a tempo di consumo.
La vida es un carnaval.
Amiamolo il carnaval.
Giochiamolo nell’essenziale
della bellezza e dell’amicizia.
La vida es.
Amiamola.
Allegriamola nel carnaval.
La vida es un carnaval e sarebbe un problema se non lo fosse.
Il fiume di Firenze scorre sotto gli argini cipressati, il villaggio accende le luci fino alla zona vecchia, i camini sfumacchiano le ultime storie invernali da raccontare ai bimbi con le gambe incrociate.
Luciano lascia la bottega per l’ultimo caffè. Maria saluta le compagne e si aggiusta i capelli; dall’altra parte dei giardini, il ragazzo senza guanti la sta aspettando.
Il tramonto è giunto ai cipressi.
In verità il sole non si muove di una virgola. Fa tutto il mondo. Fa così tante cose, il mondo, che in un settimo giorno di febbraio mi ha convinto ad accettare il suo volteggio perpetuo e riposarci su.
Il sole si sta facendo corteggiare dal mondo. È ormai sera. Di ritorno da un’altra stancante giornata di Occidente, a piedi, frequento qualche attimo ancora di sorriso, perché la vita è anche allegra… è un carnaval!