FUORI DAL TONDO


Ai viaggiatori d’Oriente

Lo sanno i pazzi, solo i pazzi lo sanno:
quelli che se ne vanno in giro da soli per metodo o passione,
partono senza fuggire e fuggono senza partire.

Lo sanno loro, i folli. Solo loro lo sanno:
come il sole si appoggi fino in fondo alla superficie del mare,
come l’eco delle montagne del nord restituisca la voce al grido di libertà
o il vento sibili attraverso i rami della foresta sacra dell’Africa.

Lo sanno senza dirlo mai,
scrivendolo con gli occhi sulla pergamena dell’anima.
Che importanza è il tempo?
Quanto luogo occupa
il mondo in me
se non sono in grado di essere tu?!

I matti, solo i matti lo sanno:
chi sia il tu, il dare per trovarsi,
l’essere per,
fino a essere in.
In,
fino a essere per.

Non nascono sapendolo,
sanno di lui nell’andare al viaggio,
nel portarsi lontano prima di arrivarci.
È la vita, stare nell’epoca senza sparagli in fronte.
Vita, essere epoca standoci alla larga.

Camminano a piedi, i fuori di testa:
viaggiatori di umanità e anarchici fedeli all’amore,
vedendo l’universo nel sobborgo
imparando il minuto in ciò che è creato.

Cina,
lasciando ciò che è tondo
nell’occhio e nella mente,
alle porte del misterioso Oriente
per accompagnare all’uno il mondo.

Cina,
linea che taglia
in lingua finale.
Ferita di seta
sulla via scavata.
Luce squarciante
l’antica muraglia
ch’è il mio corpo.

Lo sanno i pazzi, solo i pazzi lo sanno:
donde sia e quando accada, la Cina.
Son in pari con i sogni,
fuori e dentro al tutto,
rischiano il sorriso all’addio, il pianto al bacio.
All’ultima cerchia apparterranno,
sereni di non dover sembrare mai,
certi di dover esser sempre
sognatori fuorilegge.


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