Quando si parte per una ciclotour o un lungo giro in bicicletta ogni chilometro può fare la differenza. E’ necessario essere attrezzati sia da un punto di vista tecnico per le bici, sia da un punto di vista fisico per riprendersi da una eventuale crisi o “coppola” (per dirla nel linguaggio del controllore incontrato sul treno da Arezzo a Poppi).
La coppola è quella fase improvvisa di decelerazione corporea, un calo verticale di energie che porta il ciclista o il cicloamatore a piantarsi. I pedali non girano, sembrano le leve di un macigno impossibile da spostare. Portarsi dietro barrette di cioccolata o gel energetico può essere decisivo per arrivare in fondo al tragitto stabilito.
L’ultima frazione di tappa che affrontiamo dopo l’avventura Valfabbrica, è ad alto rischio crisi. Sta ormai giungendo sera. Abbiamo finito ogni tipo di riserva nutrizionale, siamo provati psico-fisicamente e Andre, quando vede la salitona di San Niccolò e capisce che dovrà farsela a piedi con la #CarnielliTurismo, si rincupisce in volto e si adagia in un silenzio monastico. Lo accompagno un po’ a piedi con #GiuliettaBike. A un certo punto mi avvicino e allungo la mano sinistra per toccargli il campanello: “Drin! Drin!” ma la sua espressione non cambia di molto. Dopo 1,5 km sento i chili delle borse pesarmi su braccia e schiena e decido che pedalando potrebbe andare meglio. In effetti l’idea è buona. A testa bassa, un giro dopo l’altro, scalo il fianco della collina. Mi fermo su una curva e mi lascio sorpassare da Andre. Ho il cuore che mi esplode nel petto e i muscoli delle gambe duri come la pietra. Non mi arrendo. Raccolgo dei fiorellini gialli e li pongo sul manubrio per darmi serenità. In fondo, penso, sto facendo tutto questo soprattutto per alcuni amici che non stanno bene, che soffrono, che ogni giorno attraversano il loro dolore, per vivere insieme la fatica dell’essere. Il pensiero mi rinvigorisce. “Che vuoi che sia una salita in bici…” mi dico. Da qua, salgo sui pedali con una consapevolezza diversa. Se lo sguardo si alza, lo fa per mangiare strada, per divorarsi sassolino dopo sassolino l’asfalto. Supero Andre sull’ennesima curva a gomito, lui mi scampanella ripetutamente e allora comprendo che ci siamo, che le fasi servono per essere vinte. Non mi rimane molto in corpo ma continuo a spingere. Mi alzo e mi siedo. Strattono e mi gestisco. Il cielo comincia a dilatarsi negli occhi ed è il chiaro segnale che la salita sta per finire. Andre da dietro mi chiama per dirmi non so cosa. Manca solo un chilometrino e non ho intenzione di cedere. Non riesco a voltarmi, sono imprigionato in smorfie e respiri affannosi. Le uniche forze che trattengo alfabeticamente nella testa e in gola, mi fanno accostare otto lettere precise, quelle di un nome significativo. No no, FRANCESCO sono nove… il nome è un altro: “Virenque!”
Andre sente e scampanella, mi incita gridando qualcosa che rimane sospesa tra il mio fiatone e la collina umbra.
In cima, sul cucuzzolo, non vedo più nulla. Mollo il manubrio, accompagno la bici per terra con le ultime forze e crollo giù dal sellino. Il sole sta illuminando il granoturco di tramonto. Soffia una brezza sottile e io e noi, sdraiati in mezzo al mondo ne tocchiamo con mano la semplicità. Ci fermiamo per la prima volta davvero, a occhi in su verso il cielo, lasciando che sia la Via di Francesco, nella sua nudità, a percorrerci in lungo e in largo dai capelli fino alla punta delle scarpe.
L’orchestra nei campi al crepuscolo durerebbe fino alla fine dei tempi ma noi dobbiamo rialzarci, rimettere in strada le biciclette pedalose (se esiste petaloso per i fiori…) e concludere il viaggio.
La discesa verso Assisi è spensierata. La Basilica è lì, la prendiamo alle spalle, senza farci vedere. Non ci sono più molte parole da dire. Non ci sono più silenzi. Quello che entra negli occhi è abbastanza, racconta tutto: le gambe dure, gli incontri casuali, la pioggia, i cani, le salite e le discese, i bar, la preghiera, le mani callose, le borse pesanti, l’alba e il tramonto, la notte e le piazze, frati, tatuaggi, campane e pastasciutta.
All’Ostello Della Pace una ragazza ci accoglie. Ci vuole bene malgrado tutto quello che siamo di più sporco e maleodorante. Ci sono rimasti pochi soldi e veniamo sistemati in un dormitorio comune.
La sera Assisi va a nanna subito. Io mi metto a scrivere due righe. Andre vuole farmi compagnia. Resiste per un po’, poi si addormenta sul tavolo del refettorio come qualcuno faceva sui banchi di scuola. L’Angelo Biondo è tornato sereno, è la quiete dopo la tempesta. Una buona notte ci aspetta.
Alle 6 in punto suona la sveglia. Sistemiamo le cose e ci dirigiamo a piedi verso la Basilica inferiore di San Francesco per la messa delle 7,15. Non è da me citare passi evangelici o liturgie particolari ma dopo le incredibili avventure capitate sulla Via di Francesco c’è da pensare che ogni parola al nostro arrivo sia misurata sul nostro cuore.
Mt 6, 19-23
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».
Dopo una preghiera alla Tomba di Francesco facciamo un giro per la piccola città. È accaduto di tutto in questi giorni ma a un’intensità così alta che è sembrato un attimo.
#AndreiSullaViaDiFrancesco non è un sogno. Neppure un semplice viaggio o una vacanza. È realtà, tesoro. Una di quelle esperienze che busserà varie volte alla porta della vita. Lì, non mostreremo i timbri delle tappe o dei chilometri. Rivivremo le fatiche, riascolteremo le voci e sentiremo ancora il richiamo della Via perché:
“Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.”
Grazie!!!!! Sei proprio un acquiluccia!!!!! Bravo!!!!!
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Neide! um beijo grande =)
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Un caro saluto Neide
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