Il ruscello sfilava attorno alle roccette, passava di lato e sopra, sotto se possibile. Trasparente e angelico al principio del pomeriggio, carico e rovente di energia per sera. Chica guardava il susseguirsi di molecole in fila indiana e poi a gruppi di 5, 10 e 100, il fluire ormai serale e violento di questo continuo versarsi di H2O. Sussurrava qualcosa di cui nessun angolo di vento può ricordare provenienza. Eppure c’è sempre una provenienza, un punto natio, un primogenito pensiero tra le idee che da lì partono, partirono e partiranno. C’è. Evidentemente c’è, nessuno però sa dove si trovi, che posizione occupi, quale spazio venga prima degli altri.
Chica respirava e pensava al respiro. Cascava dentro i polmoni per capire chi diavolo li aveva inventati, come li aveva messi lì e accesi la prima volta, chiccavolo poteva darle il filo di fiato che ora gonfia e ora non più, che ora sbuffa e ora fa sorridere.
Le donne del quartiere si sono riunite per andare a buttare la spazzatura ai bidoni in fondo ai giardini. Ecco che si incamminano.
“…Che ne sanno loro… Non ci pensano al come di tutto… E respirano, respirano…” Chica urla pensieri sulle roccette, trascinando interi cantieri di parole che le escono soffocate dalla bocca e anche no. Le abbandona istantaneamente, una alla volta, ancora brucianti, sulla sottile superficie del ruscello.
È entrata. Oggi è nel mondo. Non un semplice Nel. È dentro a ciò che il mondo è.
Un conto è arrivarci, al mondo, un conto è entrarci. Taluni arrivano e non vi entrano mai. Un peccato davvero. Chica è dentro da pochi minuti. Dentro quelle cose che nessuno pensa mai, quelle idee strane che occupano forse 2-3 minuti nell’intera esistenza di una persona media. Dentro le domande finali. Di ciò che è lei. Di ciò che è il tutt’attorno. Di ciò che lei è nel tutt’attorno, di ciò che il tutt’attorno è in lei.
Si gira e finalmente parla davvero:
“Andre perché respiri?” Chiede quasi di rabbia al ragazzo sulla panchina. Lui alza un attimo lo sguardo dall’Iphone Seven. Il suo cervello considera nell’immediato una serie di possibilità in un millesimo di secondo e decide che quella domanda è troppo difficile, troppo insana o inutile.
“Insomma rispondimi! Perché stai respirando?!”
Il tono scuote il ragazzo e il suo cervello decide di mandare in ON la prima delle risposte che trova.
“… Per vivere.” Dice senza spazi di silenzio ragionato.
Chica torna a guardare il ruscello. Il ragazzo fa un respiro di sollievo.
Non è poi così stupida come risposta, pensa la ragazza… il problema è che è una risposta che non risponde. O forse sì? Chica ha sempre pensato che si vive perché si respira. Mai però che si respira perché si vive.
Che vuol dire tutto questo?
“Povera me, se potessi avere l’intelligenza di Aristotele o l’intraprendenza di Steve Jobs, se fossi brava in fisica come Einstein… invece ieri non sono riuscita nemmeno a catturare Squirtle ai giardini con le mie amiche. Le mie amiche… chissà se anche loro si sono mai chieste perché. Tipo perché siamo amiche, perché non siamo intelligenti come Aristotele o semplicemente perché respiriamo…”
Chica riprende a guardare nei dintorni. Un silenzio pulito la ospita sulla riva, quella stessa che la vide da piccola prendere in mano un sasso qualunque e scagliarlo nell’acqua. La riva di quel minimo corso d’acqua, che Chica sa, 30 km più avanti diventerà fiume. Innocente le appare adesso come allora, immobile nel tempo, sano di nuove molecole H2O.
“Il luogo non cambia”, pensa, “cambiamo noi, cambio io…”
Nessun professore la sta ascoltando, nessuna maestra e nessun compagno. Può finalmente ragionare lei sola, a ruota libera, rincorrendosi e mollandosi quando vuole, senza che qualche “gigante impiccione” la giudichi o la corregga.
Andrea è nelle vicinanze ma bada alle sue cose.
“…E poi non gli importa molto di ciò che penso… lui va avanti, vive, sembra me prima di oggi.”
È lei. Lei sola finalmente. Davanti e dentro alle domande vere, non quelle che i professori fanno sapendo già la risposta. Domande da grandi, quelle che fanno inciampare ogni uomo o donna, che fanno venir voglia di vivere a lungo per vedere come va a finire.
“Ero come Andrea prima di oggi. Come lui…”
Rimane lì, Chica. Esattamente dove si trovava prima di cominciare tutti questi pensieri. Ha i suoi soliti 15 anni. È venuta con Andrea e se ne andrà con lui. L’acqua scorre, non è più la stessa. Il sole sparecchia i bagliori della valle. Chica raccoglie un sasso, lo scaglia più lontano che può, verso il diventar del fiume, in ricordo del mondo che fu.
R. Vecchioni, “gli anni”
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Bella canzone!
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