DICEMBRE


Si viaggia per tornare a capire cosa significhi la parola umiltà. Viaggiare è fare esperienza di non consistere più in se stessi, è uccidere la certezza.
Si viaggia per imparare a morire.
Ecco cosa il viaggio mi dice di essere: nuovo, ampio, una porta di legno pronta a far entrare chiunque lo desideri.
È già arrivato dicembre, il mese della riflessione, dei conti e delle fila da tirare, l’ultimo spazio annuo per ritrovare se stessi, per tornare umili. Direi che sia il mese adatto per viaggiare, per imparare a perdonarsi.
Il treno riparte lento e si avvicina al confine, si lascia indietro una storia d’amore infinita e scivola sui binari con la decisione di un cavaliere in duello.
Quanti duelli dentro me vengono disputati a mia insaputa?
Dicembre è il mese della tregua, della pace interiore, del racconto breve di un lungo anno.
Sulla via del confine vedo un grande mondo e un piccolo me perché grande deve essere l’ascolto e il silenzio attento, mentre piccolo l’imporsi della parola.
È dicembre,
mi oppongo al rumore,
lascio che il tempo soccorra
e comincio a respirare una sana umiliazione,
quella che abbandona l’ego e il centro aprendosi finalmente all’essere, al fuoriporta.


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