CRAVATTA DI LUNA


Alta,
sbaragliante luce
sul buio mare della notte,
legata al cielo come una cravatta,
sorrideva a me
per qualche sconosciuto motivo:
la Luna.

Rumore di stelle. Cravatta di luna.
Tutta la psicologia che ho studiato non mi aiuterebbe a fare ordine. Tutta la psicologia del mondo, senza un sorriso e una parola sincera, è solo un timbro, un’affermazione, uno sguardo di Narciso su chi passa.
Vengono lanciate milioni di foto in giro per il web. È bello condividere, sentire che il mondo può accorgersi di te. È soprattutto una responsabilità però, essere ciò che siamo dentro e fuori dai vastissimi abissi del social, camerate di gente da guardare da un buco elettronico di serratura. Ognuno è intoccabile al centro di questa grande arena. Ci piace.
#Happiness #Happy e ti aspetteresti un sorriso, una bella città, un viaggio in compagnia, l’abbraccio con un bambino o una foto di famiglia… Non lo so, tanti sono i modi per fare esperienza della felicità.
Invece… #Happy #Happiness: selfie mega ritoccato di me, sola, con una busta di roba firmata in mano o con una boccia da 2 litri di vodka da bere con le altre ragazze al tavolo imperiale.
Accidenti! Come ne esco da questa condizione? Come ne usciremo tutti?!
L’estate sta arrivando, forse sarà lei a portarmi via di qua, da questa smisurata me che segue a priori gli automatismi della folla e diventa, ogni giorno di più, una normalotta ragazza occidentale. Aveva ragione mio padre, è più comodo lasciarsi andare che prendersi in mano.
Quella quasi mattina, camminando sulla pista ciclabile del lungomare, ho capito una cosa. Ho capito che in ogni epoca la giovinezza esiste per muovere contro, per rivoluzionare lo status, per sovvertire le manie, per capovolgere la mentalità. Non ho fatto una sola foto della serata perché conservare un affresco romantico nel proprio cuore è una rarità. Non pubblicare foto è oggi l’azione più anticonformistica del mondo.

In questo tempo
di pelle e labbra in svendita,
memoria a breve termine e singole nottate;

in questo tempo
di debolezza decisionale
e pallidezza interiore,
paura ed espressività irrispettosa;

in questo tempo
di pigrizia del pensiero
e rapporti funzionali;

in questo tempo
mi trovo
perdendomi,
mi perdo
trovandomi.

Quella quasi mattina, rincasando a piedi dal Disco Village, pensavo alla mia amata laurea in psicologia. Ripercorrevo tutte le patologie che avevo riscontrato nei ragazzi, soprattutto in quelli carini, pronti a caricarmi in macchina per riportarmi a casa. Che premurosi! Quasi mi commuovo. Chissà da che luogo venivano i loro cervelli, cosa avevano pensato prima di pensare me.
Ragazzi carini… Ne esistono ancora?
Poi, d’un tratto, camminando, eccola:

Alta,
sbaragliante luce
sul buio mare della notte,
legata al cielo come una cravatta,
sorrideva a me
per qualche sconosciuto motivo:
la Luna.


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